Authors: Marcus Lindner (EFI), Hans Verkerk (EFI)
Le foreste svolgono un ruolo di rilievo nel ciclo globale del carbonio e possono contribuire a mitigare il cambiamento climatico lungo tre direttrici:
- Le foreste rimuovono il biossido di carbonio dall'atmosfera e immagazzinano il carbonio nella biomassa e nel suolo.
- Nelle foreste gestite per l'approvvigionamento di legname, parte del carbonio (contenuto principalmente nei tronchi e nei rami più grandi degli alberi) viene estratto dalle foreste durante la raccolta. Se il legname viene utilizzato per la realizzazione di materiali, il carbonio rimane immagazzinato nei prodotti in legno e viene rilasciato soltanto al termine della loro vita utile (che può includere una o più fasi di riciclaggio
- Oltre allo stoccaggio del carbonio negli ecosistemi forestali e nei loro prodotti, l'uso del legno può evitare o ridurre le emissioni di gas serra rimpiazzando (sostituendo) materiali o combustibili che emettono maggiori quantità di gas serra durante la produzione, l'uso e lo smaltimento (ad esempio acciaio e calcestruzzo).
Gli approcci possibili in relazione alle foreste vanno dall'assenza di qualunque forma di gestione, con l'obiettivo (unicamente) di immagazzinare il carbonio negli ecosistemi forestali, alla gestione attiva, che mira a rafforzare lo stoccaggio del carbonio in tali ecosistemi (ad esempio tramite la selezione, la coltivazione, lo sfoltimento, i regimi di abbattimento delle specie arboree, e così via) oppure nei prodotti a base di legno, nonché ad evitare le emissioni tramite effetti di sostituzione. Rimane aperta una domanda chiave, vale a dire se le foreste non gestite forniscano riduzioni delle emissioni di CO2 maggiori di quelle gestite per la produzione di legname (con stoccaggio del carbonio nei prodotti in legno ed effetti di sostituzione).
Gli studi scientifici svolti per affrontare la questione possono addirittura sembrare contraddittori, in quanto rispecchiano punti di vista e approcci differenti. Gli effetti della gestione o meno delle foreste sul carbono risentono in generale delle ipotesi relative alle dinamiche forestali (tasso di crescita, mortalità e perturbazioni). Nel caso delle foreste gestite, fra gli altri fattori di rilievo figurano le tipologie di gestione forestale, di prodotti del legno presi in esame e di prodotti non lignei rimpiazzati, nonché il modo in cui tali prodotti sono stati realizzati. Il confronto fra sistemi gestiti e non gestiti è inoltre ostacolato dalle limitate informazioni disponibili sulla dinamica naturale delle foreste non gestite e dall'incertezza sugli impatti del cambiamento climatico. Le foreste europee risentono del cambiamento climatico, e si prevede che tale situazione persisterà in futuro, con variazioni della produttività, dell'idoneità delle specie arboree, degli eventi estremi e delle perturbazioni.
Nella transizione da una foresta gestita a una non gestita, in particolare, non è chiaro il modo in cui la cessazione della gestione influisca sullo sviluppo forestale e sui suoi bilanci di carbonio al variare del clima. La rapidità e l'ampiezza attuali del cambiamento climatico (compresi gli effetti delle perturbazioni naturali) eccedono la velocità naturale di migrazione delle specie arboree e la loro capacità di adattamento al cambiamento delle condizioni. L’interruzione della gestione limita la possibilità di rafforzare la resilienza delle foreste al cambiamento climatico con una gestione forestale adattativa, ad esempio tramite l'aumento della diversità delle specie, l'introduzione di specie di diverse provenienze più adatte, l'implementazione di abbattimenti sanitari per il contenimento dei parassiti invasivi, la riduzione dei materiali combustibili nelle aree a rischio di incendio e così via.
Quando si esaminano i bilanci del carbonio, è inoltre essenziale tenere conto delle conseguenze al di là del livello locale. La riduzione della produzione di legno può dare luogo ad aumenti dello stoccaggio del carbonio negli ecosistemi forestali di una determinata area, ma è possibile che tali vantaggi siano compensati tramite il commercio internazionale del legno e dei suoi prodotti, causando deforestazione o degrado altrove (“effetto di diffusione”). La crescita della popolazione mondiale e dei livelli di prosperità genera un aumento della domanda di materiali. La riduzione della produzione e dell'uso dei prodotti forestali possono comportare un incremento dell'uso di materiali concorrenti sostitutivi, come acciaio e calcestruzzo, caratterizzati spesso da una maggiore impronta di carbonio.
Nella maggior parte delle regioni dell'UE, la vendita del legname costituisce la fonte di reddito forestale predominante per finanziare i costi della creazione di nuove foreste e di adattamento di quelle esistenti alle nuove condizioni climatiche. Le variazioni della gestione forestale che limitano la disponibilità di legno influiscono sulle prestazioni economiche dei proprietari di foreste, ma anche sulle industrie della lavorazione del legno e sulle economie regionali.
Per comprendere appieno le conseguenze di una variazione della gestione forestale a supporto delle strategie climatiche, occorre pertanto una valutazione olistica. Per rafforzare il contributo a lungo termine delle foreste e della silvicoltura alla mitigazione del cambiamento climatico e alla resilienza delle foreste al medesimo, la strategia migliore consiste pertanto in una combinazione di misure che tenga conto delle situazioni a livello regionale. Tale combinazione coniuga approcci di conservazione, per rafforzare lo stoccaggio del carbonio negli ecosistemi forestali, e approcci di gestione attiva volti a immagazzinare il carbonio in tali ecosistemi e nei prodotti in legno, nonché ad evitare le emissioni causate dalla sostituzione.